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Il girello per bambini

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Sapete cos’è un girello per bambini? È uno strumento dotato di rotelle che viene utilizzato per sostenere i bambini quando non sono ancora capaci di camminare da soli: stando nel girello, possono muovere le gambe e spingersi in diverse direzioni, senza correre il rischio di cadere.
 

Ma… come si impara a camminare da soli, su due gambe? Quello che si fa nel girello non sembra un “vero” camminare. Se un bambino è stato sempre nel girello, la prima volta che viene lasciato senza girello, sarà capace di camminare da solo? Oppure cadrà? Ma allora, come si fa a imparare a camminare su due gambe, da soli?
 

Provate a pensarci bene, prima di leggere come hanno risposto tanti altri bambini dai 6 anni in su. Cercate di trovare anche degli esempi di situazioni simili a quella del girello. Trovatene il maggior numero possibile da soli, prima di leggerne altri.

 

Un filosofo vissuto più di duecento anni fa (si chiamava Immanuel Kant) ha fatto l’esempio del girello mentre parlava del coraggio che si deve avere per conquistarsi l’autonomia. Diventare autonomi in qualcosa significa diventare capaci di farla senza dipendere dal modo in cui ce la fanno fare altre persone. Il problema del girello si presenta tutte le volte che abbiamo di fronte compiti che sembrano “troppo difficili” o “troppo grandi”: quali difficoltà si incontrano? Chi o cosa può aiutarci?

A proposito del bambino nel girello, ecco alcune idee di bambine e bambini tra 6 e 10 anni:

Il bambino piccolo ce la può fare se «può credere in se stesso: nel senso che credendo in se stesso forse riesce a superare [la difficoltà] e riesce a camminare da solo» (Sara).

«Facendo man mano piccoli passi si riesce a superare quel muro [invisibile] che sembra esserci tra il non saper camminare e il saper camminare» (Diego).

«Deve sforzarsi» (Simone).

Può farcela «semplicemente esercitandosi» (Manaseb).

«Può imparare guardando gli altri». Guardando come fanno gli altri, il bambino capisce che è possibile e in qualche modo li imita. (Simone)

Puoi farcela «facendoti aiutare» (Tommaso), oppure esercitandoti a «stare in equilibrio» (Martina): ad esempio, «appoggiandosi fino a che non impara a restare stabile» (Cecilia).

Notiamo che il bambino si appoggia già, quando è nel girello: ma per imparare a stare in equilibrio (senza appoggiarsi), dovrà continuare ad appoggiarsi in modo diverso: sempre un po’ meno.

«Il genitore dovrebbe stare sempre lì, accanto a lui» (Martina); il genitore «potrebbe tenerlo per mano»: «quando vede che sta per cadere va dietro e lo prende»; oppure si può aiutare con un oggetto che aiuti a camminare: «ad esempio appoggiandosi a un passeggino, come quello con cui giocano le bambine». Si possono anche «mettere dei tappeti in terra» (Sara e Edoardo): non troppo duri, né troppo morbidi, perché diventa difficile camminare; dunque, «come i tappetini che si usano in palestra». «È meglio stare lì sempre… perché se poi cade…».

Una bambina parla del muro del futuro (Alessia): perché a separare le due condizioni del bambino (che non sa e che sa camminare da solo) è il tempo. Superare il muro invisibile, apprendere, significa muoversi in qualche modo attraverso il futuro.
 

Incontriamo continuamente cose “simili” al girello, ogni volta che impariamo delle cose nuove: chi non sa ancora andare in bici ha bisogno di “rotelle” o di qualche sostegno; chi non sa nuotare ha bisogno di sostenersi in acqua con braccioli e tubi galleggianti; chi sta iniziando a studiare una lingua straniera o altre cose, ha bisogno di libri e di esercizi che pian piano non serviranno più; sono cose che si abbandonano poco a poco, imparando.

 

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